parco nazionale d'abruzzo

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domenica 18 gennaio 2015

Nel segno del Capricorno: la Roma di Augusto



La rifondazione di Roma sotto gli auspici e la protezione astrale del Capricorno

Augusto, come abbiamo già ricordato in precedenza, pose Roma sotto la protezione del segno del Capricorno, segno che aveva deciso di assumere anche come proprio simbolo e come propria insegna nelle legioni. Ponendo così sia Roma che se stesso sotto la protezione del dio padre e governatore astrale del segno, divinità originaria e padre arcaico della stessa età dell'oro del Latium felix di cui narra Virgilio: Saturno.

Età dell'oro, della felicitas e dell'abbondanza originaria, risalente ad un tempo principiale ed incorrotto in cui gli uomini vivevano in armonia tra loro, con gli dei e con la natura, generosa madre, che è rappresentata dalla cornucopia, cui è associata la rappresentazione del Capricorno nelle numerose monete augustee a ciò dedicate. In tali monete tra l'altro il Capricorno è rappresentato con un globo tra le zampe anteriori, come presiedente dunque allo stesso ordine cosmico e al suo volgere epocale.


Va ricordato che il Capricorno non era il segno di nascita di Ottaviano Augusto: egli infatti nacque il 23 settembre del 63 a.C., dunque astrologicamente sotto il segno della Bilancia, segno peraltro dominato dal punto di vista astrale da Venere, divinità genitrice della gens Julia e di Roma stessa, legame che evidentemente Augusto non manca di rivendicare.

Egli tuttavia considerò sempre il Capricorno, segno del suo concepimento, come il segno sotto la cui protezione porre se stesso, le sue legioni, e Roma.
Il Capricorno infatti, costellazione in cui si verifica il Solstizio d'inverno, e in cui dunque si verifica l'apertura della "porta degli dei", rappresenta il momento principiale della rinascita solare dopo le tenebre e il declinare dell'autunno: dunque conteneva in sé le chiavi e l'essenza stessa del mistero della rinascita su cui Augusto volle poggiare le basi della rifondazione - ovvero al contempo della restauratio e della renovatio - di Roma.
L'initium novum cui Augusto voleva dare origine in tal senso si collegava del resto ad un altro importante vessillo dell'età augustea, alla realizzazione della pax augusta, con la epocale chiusura del tempio di Giano, che in tutta l'epoca repubblicana era stato chiuso solo due volte, come ricorda lo stesso Augusto nelle Res Gestae.

Ricordiamo inoltre che Ottaviano non sembrava avere in principio, da giovinetto, una evidente propensione a rivolgersi ad oracoli e profezie, nonostante la sua vita sarà poi successivamente circonfusa in varie narrazioni di episodi simbolici e leggendari.
Ma era, come tutti i romani tradizionali, fedeli al mos maiorum, uomo profondamente religioso, nel senso della pietas e della religione civile celebrate nell'Eneide: rispettoso dunque di culti romani e stranieri, soprattutto di antica origine, più diffidente invece nei confronti di ciò che riteneva discordante da tale tradizione. Esemplare in tal senso ciò che scrive Svetonio.
Svetonio racconta inoltre della sua ritrosia durante il viaggio ad Apollonia, con Agrippa, a farsi predire il futuro dal celebre astrologo Teogene, cui si erano recati a far visita nel suo osservatorio, tanto che si rifiutò inizialmente di fornire informazioni su di sè e perfino di rendere nota la sua data di nascita. Forse, commenta maliziosamente Svetonio, essendo di origini equestri, temeva un responso meno luminoso di quello che Teogene aveva appena formulato per il suo amico Agrippa, cui aveva preannunciato uno splendido ed incredibile futuro. Alla fine, dopo molte preghiere ed insistenze, si fece convincere. Appena rivelata la sua data di nascita, il sapiente si alzò in piedi e gli rese omaggio. A causa di questa rivelazione Ottaviano fece in seguito pubblicare il suo oroscopo e coniare le famose monete con il segno del Capricorno.

Vi è un altro importante evento che valse senz'altro a convalidare, in lui e nei suoi contemporanei e concittadini, la convinzione di una protezione divina di Saturno e del segno astrale da lui dominato, ed è la splendente, mirabile e duratura apparizione di una bellissima cometa dalla lunga coda rilucente di luminosità siderale e splendore divino, che dimorò a lungo in cielo nel segno del Capricorno, risplendendo sopra la Roma augustea e l'inizio del suo principato per quasi settanta giorni.
Augusto la interpretò evidentemente, e non solo lui, come un segno e una prova del favore degli dei.

Saturno e il Capricorno rappresentavano dunque il segno consacrato e luminoso di un nuovo inizio, nutrito della vis della rinascita cosmica e solare, e in armonia con essa.
Rappresentavano il ritorno alle origini, all'età dell'oro, all'armonia con la terra, gli uomini, gli dei. Rappresentavano la fine delle guerre civili, e il ritorno alla pace.
Ma rappresentavano anche, ultimo imprescindibile tassello di questa simbologia, nell'algida e severa natura di Saturno e del segno stesso, nelle sue specifiche caratteristiche ascendenti ed ascetiche, il ritorno al mos maiorum e alla moralità romana, ad una concezione austera e pura dell'esistenza basata sul culto della virtus, della pietas e della religio tradizionale romana, su quell'inflessibile ed eroica ottemperanza al dovere e al servizio dello stato, senza corruzione o cedimenti, che era celebrata nelle figure dei grandi eroi di tutti i tempi della storia di Roma, dalla monarchia romulea alla virtù civile repubblicana che aveva fondato l'impero e che ora si rinnovava, al di là della frattura etica e politica delle guerre civili, nella ritrovata e rinnovata unità del principato, nella rifondazione del mos maiorum, della religio originaria e della virtus romana tradizionale.
Rifondare Roma, dunque, dalle sue radici di terra e cielo, e con ciò rigenerarla nel suo spirito originario, aprendo ad essa un nuovo inizio in un tempo nuovo: questo l'intento augusteo.
Perché dalla vetta spirituale riconquistata sotto gli auspici della dura, tenace, inflessibile e sacrificale ascesa del Capricorno potesse di nuovo e sempre contemplare, dominare e governare con giustizia il mondo.
Quello stesso globo che il Capricorno di Augusto teneva tra le zampe..
Come scrive Virgilio nell'Eneide: "Tu regere imperio populos Romane memento/haec tibi erunt artes/pacisque imponere morem/parcere subiectis ac debellare superbos"

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