mercoledì 31 dicembre 2014
Augusto e gli dei di Roma
La renovatio di Roma e la restauratio della religio.
In memoriam dell'Optimus Princeps
Nell'anno del bimillenario dalla sua morte, mentre sgocciolano via le ultime ore di questo 2014 dell'era volgare, tanto aspro e duro per l'Italia e per l'Urbe, così ci piace ricordarlo, per l'opera di rifondazione sacra e restaurazione religiosa, della religio e della traditio di Roma, del mos maiorum e della moralità stessa del popolo romano.
Quell'opera di rinnovamento e rifondazione, nel ritorno alle origini del potere (la monarchia elettiva e consacrata di Romolo) e della sacralità stessa di questo e di ogni aspetto della vita e della morte (a cominciare dal legame originario dello ius con il fas, e dalla figura sacerdotale e sapienziale di Numa Pompilio), un'opera dunque di restaurazione e purificazione, quasi una lustratio collettiva ed epocale, che Augusto intraprese una volta assunto il potere, per la sua Italia e per la sua Roma.
Un'opera di riforma il cui senso profondo si racchiude e si annuncia già dall'accettazione di quel titolo peculiare e nuovo - Augustus - che rimandava tuttavia alla radice stessa dell'auctoritas, fondamento invisibile e contraltare originario e tradizionale della stessa potestas.
Da sempre non c'è potestas legittima, non c'è imperium, a Roma, che non debba inchinarsi di fronte all'auctoritas disarmata e venerabile dei patres...
Con l'assunzione di questo titolo simbolico ed inedito, e con il reiterato, complementare e inorridito rifiuto invece dell'epiteto di Dominus, ovvero di "signore" e "padrone" dell'Urbe, secondo la testimonianza di Svetonio, Augusto ha mostrato fin dal principio di considerare originario e cruciale l'ambito simbolico e numinoso del sacro.
La rinascita e il rinnovamento di Roma, anche nelle forme stesse del potere istituzionale, doveva trarre le mosse innanzitutto dalla rifondazione del sacro originario, nel rinnovare e far rivivere le radici stesse della re-ligio romana, ovvero doveva consistere nel rinnovare e far rivivere la religio della traditio nel suo essere essenzialmente un radicamento di Roma stessa nel terreno originario e originante del sacro.
Così Augusto fu innanzitutto investito di auctoritas, prima che di imperium.
E così, quando alla morte di Lepido assunse la carica di Pontifex Maximus, la intese non certo come carica onorifica ma nel suo senso etimologico: quello di un Tessitore di Ponti. Tra cielo e terra, tra umano e divino, tra visibile ed invisibile. Ma anche tra passato e presente, tra la tradizione di Roma che riconduceva all'origine e il tempo nuovo della sua rifondazione, perché Roma ri-nascesse dalle sue stesse sempiterne radici, abbeverandosi alle fonti senza tempo del sacro.
Così, dunque, la renovatio della Roma augustea fu essenzialmente una restaurazione. E la restaurazione fu a sua volta un riportare in vita, un rinnovare nello spirito e dello spirito, un rinascere e un far rinascere della religio stessa, anima e cuore di Roma.
Gli dei sembrarono apprezzare. E una luminosissima cometa comparve e brillò a lungo nel cielo durante il pontificato di Augusto, proprio nel segno del Capricorno, il segno da lui prescelto, sotto la cui protezione aveva posto Roma stessa. Per più di due mesi, a quanto risulta, questa splendida cometa irradiò la sua luce eterea sulla pax romana e sul mondo,..
La religio di Roma così riemerse dalla sua decadenza, dalla fase di difficoltà delle guerre civili, dallo stato di parziale abbandono dei culti in cui era caduta nella crisi recente, in una ritrovata forza ed armonia... E così Roma anche riemerse dallo stato di crisi e di guerra in cui era caduta ormai da troppo tempo.
La religione di Roma mostrò così di nuovo ancora, per secoli, fino alla catastrofe del paganesimo con l'avvento al potere dei cristiani, il suo volto cosmico, aperto, originario e plurale, il suo coro divino e poliedrico, nei molti volti dei suoi culti, nell'unità della pietas che li animava.
Un pantheon pagano che non è affatto, come un positivismo ottuso ha per troppo tempo cercato di sostenere, la personificazione ingenua e antropomorfica di potenze naturali, ma esattamente il contrario: ovvero la scoperta e la percezione di potenze spirituali della "natura" e in essa, potenze e forze numinose, spontanee e originarie, presenti in ogni ambito della vita, nel visibile e nell'invisibile, nella esistenza pubblica e in quella privata, nella vita e nella morte,
Nonché la capacità di entrare in comunicazione con esse, di riconoscerle e di onorarle.
Che gli dei di Roma, e dell'antica paganitas, siano dunque propizi al nuovo anno che viene, e che pure si annuncia con auspici tanto funesti. Che proteggano Roma, l'Italia, e il mondo tutto, e ci mostrino le vie dell'invisibile che conducono alla antica sapienza facitrice di "ponti".
Brindiamo a tutto ciò, a mezzanotte, e che la memoria di Augusto e di ciò che rappresenta possa vivere ancora in questo mondo per mille e mille e mille anni....
Mentre il divo Augusto dimora nella sua eternità, e ci osserva dall'alto, nel cielo degli dei.
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